venerdì 20 aprile 2012

Italia patria di artisti: Max Pezzali

Ed eccoci alla P, dove ecco un artista apprezzato soprattutto da chi in quegli anni 90 li ha vissuti da teenager ma anche chi è un coetaneo suo come età. Parliamo di Max Pezzali e quindi del suo gruppo, gli 883.

Fondato il gruppo con Mauro Repetto quando andavano a scuola, si parla di 1989. Max è stato respinto in terza superiore: così conosce Mauro e nasce quel gruppo. Si fanno conoscere a Castocaro con Non me la menare. Ecco, quel brano rappresenta l'emblema del gruppo e lo stile. Loro conquistano tante persone parlando di temi comuni, di tematiche tipicamente giovanili. Le liti con la fidanzata, gli amori raccontati non con l'eccesso di poesia, ma con le parole che useremmo noi. Insomma gli 883 sono stati il nostro gruppo perché ci immedesimavamo nei vari testi.

Il primo disco, Hanno ucciso l'uomo ragno, è un successo pazzesco. Il singolo di traino omonimo è una canzone rock dal sapore noir. Lo slang giovanile acchiappa molto. Il resto dell'album è così, con storie di tutti i giovani e con slang tipici giovanili - sfigato, deca tanto per dire.




Il secondo album, Nord sud ovest est, è la consacrazione definitiva della band. Oltre all'omonimo singolo, c'è Come mai, un primo pezzo d'amore un po' più adulto. In realtà tutto il disco, pur mantenendo la loro firma da ragazzotti, fa intravvedere una inevitabile maturazione. Se in rotta per casa di Dio fanno ancora i cazzari, in Cumuli si introduce un argomento molto duro, quello dell'eroina - le spade, come le chiama lui e come si definivano al tempo le siringhe -. Io ero piccolo, ma chi era un po' più grande di me ha vissuto il dramma di vedere amici cari perdersi nel tunnel dell'eroina. Cumuli invece ha un finale diverso: il suo amico ha saputo uscirne: mi piace poi questa frase

Si perché è un po' il vuoto di tutti noi 
ci sbattiamo tanto per chiuderlo 
ci proviamo e non ci riusciamo mai 
allora tanto vale conviverci 

Un altro pezzo che mi piace molto è Weekend, un pezzo in cui io mi sono sempre un po' trovato. Non andavo nelle disco il sabato, però ricordo quel sapore malinconico della domenica pomeriggio in centro.

Il terzo disco, La donna il sogno e il grande incubo, è un disco che rappresenta una serie di novità. Prima, gli 883 che vanno a Sanremo, portando Senza averti qui. Seconda, vediamo salire sull'Ariston solo Max. Dov'è Mauro, quello che tutti chiamavano inutile, ballerino, ma che poverino, i testi li ha pur scritti? Ha deciso di lasciare, forse per tentare fortuna da solo. Quindi da questo momento gli 883 vanno avanti col solo Max. Il singolo omonimo parla di un sogno, è strano ma molto bello. Un pezzo che mi piace è Gli avvoltoi, dedicato a questi personaggi che attendono che sei in crisi con la ragazza per cercare di soffiartela. Nel pezzo O me o quei deficienti lì, c'è una delle due tra Paola e Chiara - già nella band come coriste - che canta nel ritornello.

Ed eccoci a La dura legge del gol. Ecco qua la sonorità cambia, Max ha una maturazione nei testi pazzesca. Devo ammettere, mi piace, però io sono sempre più legato ai primi 3 dischi, quando faceva il cazzaro, mettendo pur qualche canzone più seria. Ritorna il brutto tema della droga in Se tornerai. Un pezzo filosofico invece La dura legge del gol, che non posso che condividere. C'è spazio anche per la canzone distesa quale Non ti passa più: i vari "livelli" sono una caricatura di tipiche storie d'amore che nascono e muoiono così. Andare dai genitori "vestito a festa", "l'interrogatorio" dei genitori, "menate da panico", "mollato in tronco senza dir manco bah".

Con questo disco si chiude un ciclo, perché poi arrivano i greatest hits e Uno in + non ha più il fascino dei precedenti: però Come deve andare è una canzone bellissima, una metafora fantastica della vita.

Poi Max decide di pubblicare i successivi album come Max Pezzali: ne ha pubblicati 3 anche se, essendo cresciuto lui, i nuovi dischi maturi faticano a prendere. E' ovvio che se penso a Max, il primo pensiero non può andare per secondo tempo, ultimo pezzo presentato lo scorso Sanremo, bensì a quei mitici anni. Già gli anni


2 commenti:

  1. La dura legge del gol è il suo album più riuscito, nessuno può farmi cambiare idea...io per Max provo dell'affetto quasi: ci sono cresciuta, sin da quando cantavo da bambina Hanno ucciso l'uomo ragno e l'ho seguito in tutte la sue fasi...i suoi ultimi album in effetti risentono della maturità...gli anni 90 purtroppo sono finiti da un pezzo...ma è certo che se una sua canzone esce d'estate la cantano tutti...

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  2. La dura legge del gol è l'album preferito da molti. Io sono un po' in controtendenza e tra i 4 storici, preferisco Nord Sud Ovest Est.

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